ALLESTIMENTO CURATO DAGLI STUDENTI DELL’ISTITUTO “LUPARIA” DI SAN MARTINO DI ROSIGNANO MONFERRATO PRESSO I LOCALI SCOLASTICI LA STORIA DEL PRESEPE
(r.l.) -Il presepe è certo un’attestazione della nostra tradizione culturale, religiosa, un aspetto che evidenzia le nostre radici storiche, la nostra comune appartenenza, e che ha riflessi nella storia, nell’arte, nella cultura.
Per questo, anche in ambito scolastico, i riferimenti alla nostra identità possono passare attraverso la realizzazione del presepio, che pur affiancato, nella nostra epoca, dall’albero di Natale (che in qualche caso l’ha sostituito) permane un simbolo così identitario che alcune culture l’hanno adattato e resta testimonianza indiretta della nostra contemporaneità (pensiamo al presepe napoletano, con personaggi che annualmente si affiancano a quelli della tradizione e che ritraggono famose e/o chiacchierate personalità).
La parola “presepe” o “presepio” è composto da prae (innanzi) e saepes (recinto), ovvero luogo che ha davanti un recinto. In latino praesaepe significa greppia, mangiatoia o, anche, recinto dove custodire caprini e ovini.
Storicamente già dal IV secolo, in catacombe romane, troviamo immagini inerenti la nascita di Gesù, riportata dai vangeli di Luca e di Matteo.
Dobbiamo, però, aspettare il 1223 quando San Francesco allestì a Greggio (in un bosco, all’interno di una caverna) il primo presepio, portandovi un asino ed un bue in carne e ossa.
Sono già, questi elementi utili e caratteristici, in cui la tradizione e l’iconografia si innestano sui testi evangelici (che, ad esempio, non parlano di asino e di bue. Analogamente non va dimenticato come il luogo in cui nacque Gesù fosse una grotta e non una capanna, nonostante raffigurazioni spesso non concordi). Occorre poi ricordare, altresì, che ben difficilmente la nascita avvenne il 25 dicembre: non era certo questo un mese adatto per un censimento che richiedeva uno spostamento nei luoghi di origine. La data ha chiare correlazioni con la festa del sole invitto legata al culto di Mitra. Gesù, nuovo sole, viene così’ ad illuminare, analogamente al dì che astronomicamente comincia ad allungarsi dopo il solstizio di inverno, lasciando spazi sempre maggiori alla luce, e quindi al sole.
Iconograficamente parlando dobbiamo aspettare il 1283 quando Arnolfo di Cambio scolpisce otto figure lignee rappresentanti natività e Magi. Questi ultimi (che solo una tradizione identifica in tre, causa i tre doni che essi portano al bambino) possono simboleggiare gioventù, maturità, vecchiaia, cioè le tre età dell’uomo oppure le tre razze (secondo il racconto della Bibbia) semita, camita, giapetica.
Realizzare il presepe, insomma, è, in certo qual modo, contribuire al rafforzamento del nostro essere cristiani. Così un gruppo di una decina circa di ragazzi dell’Istituto Luparia di San Martino di Rosignano Monferrato, nel mese di novembre e, parte, di dicembre, ha realizzato manualmente (fatte salve poche eccezioni) un presepio illuminato, con alternarsi del giorno e della notte, utilizzando materiali semplici e poveri come carta e cartone.
Ne è derivato un lavoro affascinante e riuscito che ancora testimonia come la tradizione, lungi dall’essere superata dai tempi moderni contribuisca ad identificarci e come anche attraverso la scuola la nostra cultura più fortemente trovi realizzazione nei gesti semplici e sentiti dei nostri ragazzi.
Anche questo è spirito del Natale.